Quando si compra o si affitta un immobile, tra i dati da considerare c’è sempre la classe energetica. Questo parametro, obbligatorio negli annunci immobiliari, non è solo un dettaglio burocratico: indica quanto una casa è efficiente dal punto di vista dei consumi energetici e dell’impatto ambientale.
Ma cosa significano davvero le lettere dalla A alla G? E perché possono incidere sul valore dell’immobile e sulle bollette?
Cosa sono le classi energetiche delle case
La classe energetica misura la prestazione energetica di un edificio: più l’immobile è efficiente, meno energia consuma per riscaldarsi d’inverno, raffrescarsi d’estate e produrre acqua calda.
Il riferimento ufficiale è l’Attestato di Prestazione Energetica (APE), un documento redatto da un tecnico certificatore abilitato, che attribuisce la classe alla casa sulla base di:
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consumi annui di energia,
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isolamento termico,
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impianti di riscaldamento e raffrescamento,
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uso di fonti rinnovabili.
La scala delle classi energetiche: dalla A4 alla G
In Italia la classificazione va dalla A4 (la migliore) fino alla G (la peggiore).
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Classe A4: immobile altamente efficiente, spesso di nuova costruzione o ristrutturato con materiali isolanti avanzati e impianti a energia rinnovabile.
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Classe A1-A3: case molto efficienti, con consumi bassi.
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Classe B: abitazioni ben isolate e con impianti moderni, consumi contenuti.
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Classe C-D: livello medio, tipico di immobili costruiti negli ultimi 20-30 anni senza particolari accorgimenti tecnologici.
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Classe E-F: case datate con scarso isolamento, consumi elevati.
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Classe G: immobili molto energivori, con dispersione di calore e costi alti in bolletta.
Quanto incide la classe energetica sui costi
Il salto da una classe all’altra può fare una differenza notevole sulle spese annuali.
Esempio indicativo per un appartamento di 100 mq:
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Classe A: 300-400 € annui di bollette energetiche.
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Classe C: 1.000-1.200 € annui.
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Classe G: anche oltre 2.500 € annui.
Oltre ai consumi, la classe influisce anche sul valore dell’immobile: una casa in classe alta può valere fino al 20-30% in più rispetto a una simile ma in classe bassa.
Come migliorare la classe energetica di una casa
Interventi sull’isolamento
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Cappotto termico sulle pareti esterne.
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Sostituzione di infissi con doppi o tripli vetri.
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Isolamento del tetto e del solaio.
Efficienza degli impianti
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Caldaie a condensazione o pompe di calore.
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Pannelli solari fotovoltaici o termici.
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Sistemi di domotica per gestire i consumi.
Detrazioni e bonus
Lo Stato offre incentivi fiscali come l’Ecobonus e il Superbonus (in alcune forme ancora attivo), che permettono di recuperare parte delle spese sostenute per i lavori di efficientamento energetico.
Classi energetiche e sostenibilità ambientale
Un immobile in classe alta non è solo un vantaggio economico: riduce le emissioni di CO2 e il consumo di risorse.
Secondo l’ENEA, migliorare di due classi un edificio residenziale può tagliare le emissioni fino al 40%, contribuendo agli obiettivi di transizione ecologica fissati dall’Unione Europea.
Normative europee e futuro delle abitazioni
L’UE ha fissato obiettivi ambiziosi: entro il 2030 tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero, mentre entro il 2050 il patrimonio immobiliare dovrà raggiungere la neutralità climatica.
Questo significa che nei prossimi anni ci saranno sempre più pressioni per ristrutturare e migliorare gli immobili esistenti, con incentivi ma anche obblighi graduali.
Conclusioni
Le classi energetiche delle case sono un indicatore fondamentale non solo per le bollette, ma anche per il valore dell’immobile e l’impatto ambientale.
Chi oggi sceglie una casa in classe alta o investe in un miglioramento dell’efficienza energetica si assicura:
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risparmi economici concreti,
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maggiore comfort abitativo,
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un immobile più appetibile sul mercato,
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un contributo alla lotta contro i cambiamenti climatici.
In sintesi: conoscere e migliorare la classe energetica della propria abitazione non è solo una questione di normativa, ma un investimento sul futuro.
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